
La success story del Festival italiano di Bastia
Avevo 28 anni e tanti sogni nel cassetto.
Era una giornata d’inverno del 1988.
Ero giornalista al “Provençal Corse”, uno dei due quotidiani regionali dell’epoca. Poiché avevo anche l’opportunità di partecipare ai festival, il mio piacere era totale. Da Cannes a Venezia, passando per Montreal, Locarno e Deauville, vi assicuro che per me furono Gli anni più belli.
E fu in quel momento che René Viale, direttore del cinema Studio dedicato alla proiezione di film stranieri in lingua originale, mi propose di far parte dell’associazione che aveva creato. Oggi non esiste più, si chiamava “Les amis d’art et d’essai”.
Riuniva alcuni cinefili di Bastia la cui passione era pari al loro entusiasmo. Si incontravano ogni martedì sera. Mi ricordo con nostalgia di quelle conferenze e dei dibattiti che ne seguivano. Sembrava di trovarsi nel bel mezzo del Cinema Paradiso. C’erano Pauline e Jean-Yves Sallembien, il dottore Auguste Poggi, Jacky Gianucci, Jean-Pierre Girolami, Catherine Millet, Dominique Costa e Paul Occhipinti.
Fu durante un viaggio ad Annecy, dove partecipai a un festival dedicato alla settima arte italiana, che mi venne in mente l’idea di fare lo stesso a Bastia.
Ne ho parlato con René che era sempre pronto a sostenere iniziative innovative. Insieme al sindaco dell’epoca, Jean Zuccarelli, si è mostrato entusiasta. Ricordo un aneddoto: il suo ex delegato alla cultura, René Subissi, ci ha fatto aspettare a lungo per darci una sovvenzione perché, appassionato di musica classica, avrebbe preferito che il comune finanziasse le opere liriche.


Ma tutto finì per sistemarsi a tal punto che il festival, inizialmente previsto allo Studio, si svolse nella grande sala del teatro messa a nostra disposizione per l’occasione.
Dato l’entusiasmo che l’evento suscitò in Alta Savoia, eravamo sicuri che per Bastia non potesse andare diversamente,soprattutto perché la gente del posto ha sempre adorato l’Italia e, in quel periodo, era stata privata a lungo di eventi festivi per via delle tre cancellazioni successive del Festival mediterraneo.
Inoltre, sapevamo che avremmo potuto contare sul prezioso aiuto di Jean Gili, docente universitario e scrittore. Grande specialista del cinema e della cultura italiana in tutta la sua diversità, era lui a dirigere il Festival di Annecy. E siccome era stato mio docente alla facoltà di Nizza mentre preparavo il dottorato in Lettere, era lieto di offrirmi il suo sostegno, e soprattutto di condividere con me i suoi contatti.
La prima edizione delle “Rencontres Italiennes” si è svolta in cinque giorni dall’8 al 12 febbraio 1988. È iniziata il lunedì e si è conclusa il venerdì. Otto film in programma, di cui Regalo di Natale di Pupi Avati, Un ragazzo di Calabria di Luigi Comencini, e Lunga vita alla signora d’Ermanno Olmi che dieci anni prima aveva ottenuto la Palma d’oro a Cannes per i film l'Albero degli Zoccoli e Intervista dell’immenso Federico Fellini.
I nostri ospiti furono il regista Pupi Avati arrivato da Bologna, la segretaria generale dell’“Association Française des Cinémas d’Art et d’Essai” Micheline Gardez, lo storico e relatore Christian Depuyper e l’eminente professore Guido Aristarco che insegnava all’università La Sapienza di Roma.
Con grande soddisfazione, fu un vero successo. Abbiamo saputo cogliere la sfida e raggiunto l’obiettivo. Potevamo quindi continuare su questa scia.
Successivamente il festival si è sviluppato, emancipato, professionalizzato. Ci sono stati decine d’invitati, centinaia di proiezioni, e migliaia di spettatori.
Mi sono divertito a calcolare che dal primo ciak ad oggi sono stati presentati più di 900 film, la maggior parte dei quali in anteprima.
Abbiamo tessuto legami con gli organizzatori di altri festival e alcuni di loro sono diventati veri amici. Penso ovviamente a Oreste Sacchelli e Antoine Compagnone, ai miei amici lorenesi di Villerupt.
Da non dimenticare anche le feste organizzate dal Consolato d’Italia né i gemellaggi culturali con le bellissime città italiane di Napoli, Firenze, Genova, Pisa, Siena, Sassari e Torino. Su iniziativa del municipio di Bastia, sono state accolte tutte quante qui con i loro attori, pittori, ballerini e musicisti per partecipare a parate e sfilate festive sul boulevard Paoli e la place Saint Nicolas.

Il festival è sempre andato avanti e grazie ai numerosi incontri e legami creati col passare del tempo la nostra città ha potuto accogliere celebrità di Cinecittà come Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida, Stefania Sandrelli, Ornella Muti, Alberto Sordi, Michele Placido, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Elio Germano, Carlo Verdone, Mario Monicelli, Dino Risi, Francesco Rosi, Ettore Scola, Paolo Taviani e tante altre.
Il mio unico rimpianto, devo dire, è di non aver potuto ricevere Vittorio Gassman che resterà per sempre uno dei miei attori preferiti. Con René Viale, l’avevamo incontrato alla Mostra di Venezia durante un aperitivo al bar dell’albergo Excelsior, sul Lido, dove le coppe di champagne seguivano quelle di Martini e di Chianti. Con grande sorpresa, Gassman fu gentile, conviviale e affettuoso. Non era per niente quell’uomo distaccato e persino arrogante come veniva dipinto. Ci aveva promesso di venire a Bastia. Ma il destino e la morte hanno deciso altrimenti.
Per più di tre decenni questo festival italiano mi ha permesso di incontrare artisti fuori dal comune, molti dei quali dai modi eleganti, divertenti, distinti e umili d’animo.
Non dimenticherò mai quella serata del 26 gennaio 2001 a Roma. Con René, conoscevamo bene Rosanna Santacecca. Era una donna con un carattere forte e rispettata da tutti. Va detto che all’epoca era l’onnipotente direttrice generale dei mitici studi romani di Cinecittà.

Mi ricordo anche di quella serata memorabile del 1999 sul Porto Vecchio di Bastia dove, all’improvviso, il talentuoso attore Alberto Sordi si mise a cantare delle canzoni romane con due chitarristi corsi che non credevano ai loro occhi né alle loro orecchie. Immaginate: il leggendario protagonista di Lo scopone scientifico e di Nuovi mostri che canta a squarciagola davanti alla chiesa San Giovanni, senza rinunciare a un bicchiere di acquavite di mirto made in Corsica tra un ritornello e l’altro.
E poi come dimenticare la bellissima Ornella Muti, che cambiò vestito esattamente undici volte durante il suo viaggio a Bastia, mangiò solo insalata (di rucola per favore!) e che addirittura scatenò una folla di curiosi mentre passeggiava sulla piazza del Mercato una domenica mattina del 2002.
Vera parentesi incantata nel cuore dell’inverno bastiese, il festival italiano si è sempre svolto a febbraio. Solo il 2021 fu diverso dagli altri.
A causa del covid e della chiusura dei cinema, il festival si svolse a metà giugno.
Dopo alcuni anni senza attribuzione di premi, nel 1995, venne istituito il Premio del pubblico. È il cineasta napoletano Mario Martone che vinse per primo il Premio.
La gara ufficiale, coronata da un Gran premio, nacque invece nel 2004. Svariati artisti e scrittori corsi fecero parte della giuria, tra i quali Pierre Salvadori, Gabriel le Bomin, Eric Fraticelli, Anne de Giafferi, Marie Ferranti, Ghjacumu Thiers e José Lorenzi.
Nel corso di quegli anni, quattro persone si sono succedute alla presidenza del Festival. Dominique Costa (dal 1988 al 1991), Paul Occhipinti (dal 1993 al 1998), René Viale (dal 1999 al 2018) e attualmente me medesimo.
Visto e considerato che sono sempre stato il programmatore dell’evento sin dal principio, René mi chiese di succedergli se, un giorno, gli fosse accaduto qualcosa di grave. Purtroppo, quel giorno è arrivato, era il 3 aprile del 2018. Quel giorno se n'è andato e ci ha lasciato un vuoto immenso.
Per sua volontà, sono stato eletto direttore del Festival durante un’assemblea generale straordinaria allo Studio, il cinema a cui lui teneva così tanto. In memoria sua mi sono impegnato a portare avanti l’avventura. In compagnia di amici cari come Lidia Morfino, Charly Franceschi, Michèle de Bernardi, Eliane e Jean-Luc Brun, Annie e Gérard Colombani, Alexandra Belmonte e Sylvie Biaggioni, verrà fatto tutto il possibile per far durare questo evento culturale divenuto un dei più importanti, più richiesti e più apprezzati della Corsica.


Oggi vorrei ringraziare calorosamente il pubblico, i nostri volontari, i nostri mecenati e i nostri partner istituzionali, al primo posto dei quali la regione di Bastia e il suo sindaco Pierre Savelli, la Collettività di Corsica e il presidente del Consiglio Esecutivo Gilles Simeoni. Anche nelle avversità, sono sempre stati presenti, attenti e gentili nei nostri confronti.
Vorrei concludere ricordando che questo festival ha tre obbiettivi: permettere alla Corsica e ai Corsi di divertirsi, di arricchirsi a livello culturale e soprattutto di aprirsi e poter apprezzare le diversità di tutti.
In questo periodo così difficile, è essenziale!
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Jean-Baptiste CROCE
Presidente e co-fondatore del festival
